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"TRECENTOMILA PASSI" mostra fotografica sulla STRADA REGIA DELLE CALABRIE - Maggio 2023

PIO PERUZZINI: viaggiatore dell’anima

Il seme del viaggio Pio Peruzzini l’ha sempre coltivato. Viaggia per ascoltare, testimoniare, incontrare, raccogliere storie per poi condividerle attraverso le sue mostre fotografiche. Interessarmi al suo lavoro è stata un’esigenza perché ho sempre preferito scrivere di quei fotografi che sanno accendere i riflettori sulle piccole storie, su personaggi comuni che parlano di lavoro, di fragilità umana, di memoria collettiva scolpita nei secoli tra passi e polvere. Pietre di fiume, pietre di strada che segnano incessantemente un tempo sospeso e “poroso», che rotolano su memorie riaffioranti, magie domestiche, entrando in un dialogo serrato con le scarpe. Per la sua nuova ricerca fotografica Peruzzini si è addentrato in un territorio difficile ma di grande fascino, la Via Regia delle Calabrie ,che vanta ben 2200 anni di storia , 490 km da Napoli a Reggio Calabria, 44 città in 260 km di percorso, 3 regioni, 4 province, 3 parchi nazionali, testimonianze di epoca romana, settecentesca, ottocentesca ma anche siti del neolitico e del paleolitico. I viaggiatori del Grand Tour del 700 riportarono a casa le immagini delle rovine classiche mentre negli anni ’30 del Novecento, accanto all’interesse per le rovine industriali e gli edifici comuni delle città, in alcuni contesti specifici, soprattutto quello tedesco, si verificò la rinascita di un interesse estetizzante per la Grecia antica e i suoi abitatori. In Camera chiara, pietra miliare, Barthes scrisse che «le società del passato hanno fatto in modo che la memoria, la sostituta della vita, fosse eterna e che almeno la cosa che parlava di morte fosse essa stessa immortale: questo fu il monumento. Ma facendo della fotografia in qualche maniera naturale testimone di ’ciò che è stato’, la società moderna ha rinunciato al monumento». Viaggiatore alla ricerca di storie da raccontare, Peruzzini le costruisce come farebbe un regista; il suo è apparato iconografico che appartiene alla sua memoria di uomo e di fotografo. Come lui stesso afferma, si è trattato di «andare in giro e guardare cercando di “vedere”.
. E’ un tragitto concepito non come un insieme di «studi» su una delle tante strade del bel paese, ma un piccolo viaggio su un mezzo molto più spericolato del tappeto volante di Aladino. E’un «romanzo» per immagini girato in uno spazio sospeso fra memoria e immaginazione, popolato da personaggi comuni ,vivificati dalla funzione generativa che la fotografia ricopre nelle sue immagini quale mezzo per aprirsi in modo nuovo alla visione della nuova realtà contemporanea. C’è un mondo sociale che Peruzzini vede e rappresenta, quello che talvolta sfugge alla vista dei suoi contemporanei. Questa sua capacità di donare visibilità all’invisibile, è solo un ingrediente della sua fotografia che scruta, gratta la patina delle apparenze e rivela la vita che vi si è nascosta . Quei ritratti senza nome, colti nella loro dimensione più autentica ,guardano l’obiettivo con la sorpresa innocente di chi si non attende più rivelazioni dalla vita . Lungo il tracciato romano della Via Popilia possiamo trovare resti paleocristiani e siti archeologici millenari , compresi quelli che si trovano fuori dai circuiti tradizionali , battisteri paleocristiani, fontane , lapidi commemorative . La Strada Regia delle Calabrie è quella un tempo percorsa da Goethe ,da Jacob Philippe Hackert, da Charles Didier, e da tanti altri ; è la via dello sguardo, della visione presente e futura ,della ricerca artistica intesa come un modo autonomo di raccontare partendo da quegli animali di pietra incuranti di tutti quei cambiamenti, quelle continue trasformazioni o secolari immobilità , quei terribili cataclismi che hanno sconvolto la morfologia territoriale. Si ergono fieri di essere custodi di un passato che ha prodotto l’incontro e lo scontro tra universi culturali. Territorio dove si leggono segni di regimi, di guerre, di capovolgimenti politico-sociali che cercano di sottrarre alla modernità il loro spazio di sopravvivenza proprio dove la modernità avanza, l’economia investe, la cultura ristagna o si fa rappresentazione del nostro paese. Per chi conosce il suo lavoro fotografico, sa che la sua attenzione è stata spesso catturata dalle cose che non fanno spettacolo di sé : Peruzzini ha scrutato i muri ,documentato contesti e messaggi lasciati in luoghi sacri, fotografato lapidi con la chiara consapevolezza che il tempo avrebbe cancellato alcune storie come quella di alcuni eroi “ della strada. Emblematica , in questa sequenza scelta per la mostra, la foto di una lapide dedicata a “ Giovanni Cuomo che muore stritolato offrendosi come vittima volontaria per la salvezza dei passanti e di bambini innocenti” . Altrettanto iconica quella del ciclista che attraversa l’Italia con una bicicletta d’epoca, ignorato dalle cronache sia locali che nazionali perché “non fa notizia “: memorie che ambiscono a farsi exemplum, a tradurre l’umanità di ieri e di oggi . I suoi scatti scuotono e scarnificano la presunta normalità fino a trasformare i soggetti fotografati in simboli rovesciati della modernità, figure di rottura , nuovi tòpoi di racconto L’immagine accumula nuovi significati, si carica di narrazioni fino a diluire il riferimento alla nostra percezione del reale diventando parte di un immaginario lontano da ciò che i sistemi di produzione e di potere vogliono e i media impongono, e i cui «lemmi» sono generati dal presente e hanno sempre meno legami col mondo culturale del passato.
“Ospite cessa di ammirare le antiche vie Flaminia, Aurelia, Appia, portenti dall’antica ingegneria. Questa strada di 300 mila passi che va fino a Reggio già impraticabile è divenuta ora, comodissima agli scambievoli rapporti fra provincie. Questa opera che provvidamente volle Ferdinando IV Re di Napoli e Sicilia, Pio Felice Augusto, edificata a spese dall’Erario Regio, dei Sacerdozi, delle Provincie, dei Municipii, è tua, un miracolo non solo dell’Italia ma di tutto il mondo”
E’ la traduzione dal latino dell’Epitaffio borbonico dedicato nel 1779 a questa Strada Regia che in epoca borbonica collegava Napoli, capitale del Regno, con Reggio Calabria. C’è una sequenza di Viaggio in Italia di Rossellini , quando Ingrid Bergman passa per Napoli, e in un lungo camera-car guarda la città attraverso il vetro del finestrino che mi è venuta in mente quando Peruzzini mi ha inviato la bozza delle sequenze fotografiche scelte per la sua mostra . In alcune, comprese quelle che fanno parte del nostro ricco patrimonio archeologico, le rovine sembrano indicare i nostri limiti, senza alcuna estetizzazione , pronte a ricordarci che non possiamo andare avanti senza assumerci la responsabilità di ciò che abbiamo lasciato alle nostre spalle . Le sequenze fotografiche sono state man mano “asciugate”, per evitare il rischio di essere didascaliche . Come il paesaggio non è solo una rappresentazione geografico-naturalistica,l’architettura non è unicamente un esercizio di capacità ingegneristiche , ma un potente legame fra il mondo e l’intimità umana che dischiudono un accessibile e prolifero cuore, soprattutto per chi lo voglia cercare...


ROSSELLA NICOLO'
maggio 2023





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